Rigoletto

Music by

G. Verdi

Teatro dell'Opera di Roma

Rome, IT

2018

Sunday
December
02
18:00
Tuesday
December
04
20:00
Thursday
December
06
20:00
Sunday
December
09
16:30
Tuesday
December
11
20:00
Saturday
December
15
18:00

Cast

Rigoletto  Roberto Frontali
Gilda  Lisette Oropesa
Duke of Mantua  Ismael Jordi
Sparafucile  Riccardo Zanellato
Maddalena  Alisa Kolosova
Giovanna  Irida Dragoti
Count Monterone  Carlo Cigni
Marullo  Alessio Verna
Borsa  Saverio Fiore
Countess Ceprano  Nicole Brandolino

Conductor

Daniele Gatti

Stefano Ranzani

Director

Daniele Abbado

Chorusmaster

Roberto Gabbiani

Lighting

Gianni Carluccio

Costumes

Francesca Sartori

Costumes

Elisabetta Antico

Choreography

Simona Bucci

About

New Production:

Rigoletto at the Opera di Roma.

The opening night performance (Dec 2) will be broadcast on RAI3

Media

Rigoletto - Opera di Roma

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La Barcaccia - 30 Years

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 Feature  

Reviews

Il «Rigoletto» di Gatti è un Verdi doc

A questo punto, se Rigoletto smette di essere una palestra dove misurare atletismi e «canne» vocali, i cantanti devono essere valutati per quanto e come contribuiscano a un progetto interpretativo così rivoluzionario. In questo senso è perfetta la Gilda di Lisette Oropesa, che non solo canta benissimo sempre, ma riesce a trasformare «Caro nome» da grande aria della diva in un bellissimo, toccante soliloquio di una ragazzina innamorata.

—  Alberto Mattioli  •  La Stampa

OPERA/ “Rigoletto” e le camicie nere

Purissima l’emissione di Lisette Oropesa, una Gilda  che ha letteralmente incantato il pubblico.

—  Giuseppe Pennisi  •  Il Sussidiario

Rigoletto all’Opera di Roma: solitudine, dramma e segretezza

La soprano americana Lisette Oropesa è stata una Gilda dolce, innamorata ma decisa (giusto la cadenza del Caro Nome non è stata perfettissima, ma era una macchiolina su di una tovaglia bianca).

—  Marco Rossi  •  Cultura Mente

Roma, Teatro dell’Opera – Rigoletto

Il soprano Lisette Oropesa, in possesso di una vocalità tornita e di bello smalto, dipinge una Gilda fresca e liliale senza, però, scadere in vacui bamboleggiamenti o inutili atteggiamenti languorosi: la sua è sì una fanciulla innamorata ma, al contempo, risoluta e determinata. Piace qui ricordare la resa del “Caro nome”, dove la Oropesa esibisce pregevoli colorature, una buona tenuta dei fiati e un registro acuto di bellezza adamantina.

—  Stefano Balbiani  •  Conessi all'Opera

Rigoletto fresco d’inchiostro

La voce di Lisette Oropesa ha quel tanto di ingenuo ma inossidabile nel carattere volitivo femminile, come nella tenuta d’intonazione e nella rotondità del registro acuto, che, quasi senza che ce ne accorgiamo, la bambina-Gilda cantando diventa donna prima del tempo. Non solo perché cinguetta un po’ meno ma perché l’orchestra la sollecita a far capire che la domenica andando alla messa forse aveva riflettuto anche sul suo futuro di orfana reclusa, in età di sentimenti non solo rispettosamente (rassegnatamente) filiali. E così, quando il suo canto-dolore domina il quartetto, viene soltanto da chiedersi come mai non avvenga sempre così.

—  Angelo Foletto  •  Classic Voice

Cuore e batticuore nel Rigoletto di Gatti

Inquietante come inquietante è la risolutezza che Lisette Oropesa, grazie a un canto impeccabile e a una voce che conquista da subito, offre a Gilda : il suo Caro nome (con la cadenza originale scritta da Verdi) è una riflessione sull’amore, il Tutte le feste al tempio diventa la dichiarazione di libertà di una donna che, pur tradita, vuole comunque amare e andare fino in fondo al suo destino. Inquietante perché il suo cuore, nel buio, schiacciato da questo dolore più che piagato dal pugnale, smetterà di battere.

—  Pierachille Dolfini  •  Pierachille Dolfini

“RIGOLETTO” INAUGURA LA NUOVA STAGIONE DEL TEATRO DELL’OPERA DI ROMA

Intensa pure la Gilda di Lisette Oropesa che ha saputo esprimere il candore e la purezza della virtù con un timbro morbido e assai gradevole, spostando l’interpretazione più sul piano lirico del fraseggio che non su quello della coloratura virtuosistica, probabilmente seguendo le indicazioni del direttore.

—  Francesco Giudiceandrea  •  GB Opera Magazine

Le 120 giornate di Rigoletto

Lisette Oropesa… vale tanto oro quanto pesa. Il soprano americano di origine cubana è una Gilda fresca e ingenua come dev’essere il personaggio, la sua voce è perfettamente adatta alla parte, con la coloratura agile e precisa, come ben si apprezza in Caro nome e in Tutte le feste al tempio. 

—  Nicola Iannello  •  L'ascoltatore dilettante

Rigoletto à Rome : retour à Verdi

Lisette Oropesa est en train de devenir l’une des références parmi les sopranos, elle a triomphé à Paris dans Les Huguenots, puis dans Don Pasquale, elle fut avec Gatti Nanetta dans le Falstaff d’Amsterdam. On pourrait croire en une voix légère, mais il n’en est rien, la voix a un vrai corps, avec des aigus et suraigus très maîtrisés et très contrôlés. Elle est une Gilda très fraîche, jeune, mais aussi décidée et mûre. Elle n’a rien d’un rossignol, notamment dans le célèbre « Caro nome » débarrassé des cadences et fioritures inutiles, tout au contraire : la ligne de chant et les passages sont impeccables, la diction sans aucun accroc, avec un vrai sens de la couleur, elle sait notamment faire émerger le drame, les hésitations, tout autant que la joie : la manière dont à son entrée en scène elle se précipite vers son père pour essayer de lui raconter son amour naissant (sans y réussir d’ailleurs) avec une couleur juvénile et dans la sincérité immédiate de la joie, tranche avec un « Caro nome » certes plein d’amour, mais déjà sérieux, presque mélancolique qui est un chef d’œuvre de retenue et d’émotion notamment dans le « e fin l’ultimo mio sospir, caro nome, tuo sarà. » si prémonitoire.

Elle sait aussi à la fin du second acte, avoir des accents dramatiques marqués. La voix est d’une rare sûreté, d'une grande homogénéité et l’engagement est total. Une très grande Gilda, sans doute la meilleure aujourd’hui, qui sait parfaitement doser l’engagement entre la jeunesse, l’amour, le drame, avec une grande présence scénique et vocale : elle est bouleversante dans la scène finale (« Ah, ch’io taccia ! A me, a lui perdonate. ») où comme au final du II, elle demande au père de pardonner (« Perdonate : a noi pure una voce di perdono dal cielo verrà. »), une fois de plus prémonitoire, puisque la mise en scène la fait mourir debout, telle l’ange qu’elle deviendra au ciel…

—  Guy Cherqui  •  Wanderer