SWR2 - Interview
Lisette speaks with SWR2 Radio about her roles and life as a singer
Music by
Lucia | Lisette Oropesa | |
Edgardo | Juan Diego Florez | |
Enrico | Boris Pinkhasovich | |
Arturo | Leonardo Cortellazzi | |
Raimondo | Michele Pertusi - 13, 16, 29 April, 2 and 5 May | |
Raimondo | Carlo Lepore - 20, 23, 26 April | |
Alisa | Valentina Pluzhnikova | |
Normanno | Giorgio Misseri |
To be Broadcast on RAI5, April 13th, 2023.
Donizetti's Lucia di Lammermoor is an opera that tells the story of Lucia Ashton, a young woman who is forced into an arranged marriage by her brother Enrico in order to secure their family's financial stability. Lucia, however, is already in love with another man, Edgardo, and the tragic consequences of her forced marriage ultimately lead to her descent into madness.
The new production of Lucia di Lammermoor, which was scheduled to inaugurate the 2020-2021 season, brings the opera back to the stage after its historical edition in 1967 with Claudio Abbado and Renata Scotto. The Musical Director presents his second Donizetti title at La Scala following Don Pasquale, complemented by the taste and experience of Yannis Kokkos, director, set designer, and costume designer who already has two inaugural performances under his belt: Götterdämmerung and Iphigénie en Aulide.
One of the highlights of this production is the casting of Scotto's pupil, Lisette Oropesa, in the role of Lucia. Oropesa is known for her elegant and virtuosic performances and is well-ensconced in opera lovers' hearts. She is joined by Juan Diego Flórez, who plays the role of Edgardo. Together, they form a duo that shines with their elegance, virtuosity, and stylistic awareness.
Donizetti's Lucia di Lammermoor is considered to be one of the greatest operas of the 19th century and is renowned for its beautiful and melodic score, as well as its powerful and moving story. The upcoming production of the opera at La Scala, directed by Yannis Kokkos, featuring Lisette Oropesa and Juan Diego Flórez, promises to be a memorable and exciting performance that will delight audiences.
Lisette speaks with SWR2 Radio about her roles and life as a singer
Lisette Oropesa wins the Franco Abbiati Award from the Associazione Nazionale Critici Musicali
Lisette is interviewed in Elle Magazine Italia about her upcoming performances of Lucia di Lammermoor at the Teatro alla Scala
Lisette is interviewed in Il Giornale about her upcoming performances of Lucia di Lammermoor at the Teatro alla Scala.
Lisette speaks with Eugenio Refini of MusicPaper.it about her upcoming Lucia at the Teatro alla Scala and other music.
Lisette is interviewed in the March 2023 Amadeus Magazine
Lisette talks with La Repubblica about her upcoming performances of Lucia at the Teatro alla Scala
Dalla sua ha Lisette Oropesa, interprete ideale di Lucia, per vocalità duttile e partecipazione attoriale sorvegliatissima. Ora sognante, ora dolente, ora smarrita fino alla scena madre finale con l'abito da sposa lordo di sangue.
— Stefano Jacini • Giornale della Musica
Eccellente è Lisette Oropesa. Non solo proiettata ad un’esibizione belcantista ma a delineare un vero soggetto drammatico, incentrato su un ritratto psicologico dalle molteplici sfaccettature, in cui emergono tra le altre cose: dolore, alienazione e allucinazioni. E se la lunga scena della “pazzia” è tutta giocata su piani e pianissimi, filati, attacchi flautati, indugi, smorzature, portamenti e colorature fluide e leggere, acuti che sfumano impalpabili con sovracuti luminosissimi, il personaggio non rivela solo il bamboleggiamento della giovincella sfortunata, dal candore virginale, ma soprattutto mette in mostra un’idea di felicità, magari un po’ troppo idealizzata, assai instabile nell’ipotizzare che l’amore per Edgardo possa sconfiggere l’odio che alberga tra le rispettive famiglie. Così sensibile da ingenerare da subito qualche dubbio su un possibile squilibrio mentale. Così si apprezzano speranze e sogni amorosi nella cavatina “Regnava nel silenzio” e nella cabaletta “Quando rapito in estasi”; preoccupazione ed apprensione nel duetto con Edgardo, dove il loro amore trova piena sintonia con la identica melodia delicata ed eterea.
— Ugo Malasoma • Opera Click
Verosimilmente, con protagonisti di rara competenza stilistica, civiltà e tecnica di canto, e ben meditata espressività come Lisette Oropesa, una Lucia interiorizzata anche nel quadro clou della pazzia
— Angelo Foletto • Republica
Lisette Oropesa, erreicht in diesem konventionellen Rahmen höchste Intensität. Wenn im Duett mit der ortlos geheimnisvoll klingenden Glasharfe die Töne am Rande der Hörbarkeit schweben, schweißt sie die Zuhörer zu einer atemlos lauschenden Gemeinschaft zusammen, die mit der gequälten Frau mitleidet und ihre Begeisterung in lang anhaltendem Jubel zeigt.
— Uwe Friedrich • Tagesspiegel
Lisette Oropesa gave a poignant, overwhelming interpretation of Lucia. Her detailed acting supported a soprano which seems created to sing bel canto: confident coloratura, silvery high notes, beautiful pianissimi, perfect trills. The cut of the traditional variations focused the attention on her vocal prowess, bringing to the surface even more the beauty and natural lyrical quality of her voice. Her Mad Scene was moving and exciting, Oropesa’s voice and the glass harmonica perfectly matched, while the violins supported them with a metallic, sinister tremolo.
— Laura Servidei • Bachtrack
A lui fa da contraltare una Lucia ben più donna e consapevole del consueto; Lisette Oropesa, infatti, libera Lucia da quel virginale infantilismo che per decenni ha caratterizzato questo ruolo quando affidato a soprani di “coloratura”, così come a suo tempo già fecero una Callas e una Gencer (lasciamo Joan Sutherland nel suo empireo). Non per questo la cantante cubano-statunitense rinuncia a tutto l’armamentario della virtuosa. Scale cromatiche, nitidi trilli, filati e smorzature sono presenti all’appello. La scena della pazzia (accompagnata dalla glassarmonica, come voleva Donizetti, e non dal flauto come da tradizione) la trova interprete immedesimata e coinvolgente. Ma bisogna citare anche il suo pateticissimo “Soffriva nel pianto”, il suo tenero “Deh! Ti placa, deh! ti frena”, l’allucinata esecuzione di “Spargi d’amaro pianto”.
— Giancarlo Arnaboldi • Conessi all'Opera
Donizetti, del soprano drammatico d'agili-tà, che soppiantò la moda dei sopranini di coloritura che sorsero a frotte nei teatri, a partire dalla seconda metà dell'Ottocento.
— Riccardo Lenzi • L'Identità
Certo, di fronte a un simile paragone, e' temeraria l'esibizione della Oropesa, quarantenne statunitense di origine cubana figlia di un'insegnante di canto, salita agli onori della cronaca per la pesantissima dieta che l'ha fatta dimagrire di 40 chili (anche in questo il mito callassiano si rinnova). Accorgimento che ha avuto un riflesso, oltre che sull'aspetto esteriore, sulla fisiologia del canto, aiutandola a tenere lunghi i fiati al momento dell'emissione, sul palcosceni-co. E dandole agio anche nella serata doni-zettiana di esibire al massimo grado le sue notevoli qualità vocali: un bel timbro di soprano lirico arricchito dalla ottima dizione, con un fraseggio fascinoso e accortissimo nel centellinare con cura gli acuti, senza mai sforare il climax del buon gusto, che ha avuto agio di esibirsi nella fatidica scena della pazzia nella quale ha raggiunto, come auspicava Alberto Savinio, il "modello di autenticità". La pazzia di Lucia è quindi garantita dal soffio più sottile, leggero, aereo che si possa dare. E il più gelido. Dovei gor-gheggi, gli arpeggi, gli indugi, le smorzature di Lucia escono dalla bocca erompendo in aria come piccoli fiori, intrecciati con le note misteriose della glassarmonica.
Lisette Oropesa ha dominato la serata nei panni della protagonista. Attrice coinvolgente e commovente, interprete espressiva e sopraffina, ha governato vocalmente ogni suo momento da autentica fuoriclasse; acuti, sovracuti, colorature, variazioni sciorinati con la sicurezza e la souplesse di una tecnica che non teme nessun ostacolo, dolce e straziata nei passaggi lirici, estraniata e quasi metafisica nel suo delirio; la scena della pazzia è stata un capo d’opera di vocalità sublime e interpretazione mozzafiato; per cui dispiace, sì dispiace, che il trionfo avrebbe potuto essere il doppio…
— Nicola Salmoiraghi • I Teatri dell Est
En el papel de la protagonista, se esperaba con impaciencia a Lisette Oropesa, que se ciñó a una línea estrictamente belcantista, con gran habilidad y tal vez cierta cautela desde el punto de vista expresivo (comprensible, tratándose del estreno).
— Paolo Petazzi • Scherzo Magazine
Oropesa was not upstaged, the soprano streaming through acrobatic coloratura runs with a crystalline precision that never interrupted the shapely flow of her phrases. Her slender-toned interpretation radiated a tenderness and fragility that made Lucia’s demise at the hands of a brutal patriarchal society especially compelling. Accompanied by otherworldly glass harmonica rather than flute, Oropesa delivered a riveting mad scene, her chemistry with Flórez electrifying from the opening duet.
— James Imam • Financial Times
La direzione si sposa alla perfezione con le caratteristiche della prota-gonista, Lisette Oropesa, la cui perfezione strumentale nel canto (1 lunghissimi trilli della cavatina, me-ra-
— Alberto Mattioli • Il Foglio
vi-glio-si!) si accompagna a un'inter-prete sempre capace di rendere espressivo il canto di coloratura. Non è una Lucia tragicissima tipo Callas o metafisica alla Sutherland, ma una giovane "normale" che, schiacciata da vicende più grandi di lei, si rifugia
in un mondo parallelo. Avrebbe bisogno di un'altra regia o almeno di una regia vera, ma riesce lo stesso a definire il personaggio, e a farlo in maniera personale. Piaccia o non piac-cia, l'opera italiana si fa con i cantan-ti. Ed è grazie ad artisti così che si rinnova la magia: duemila persone con il fiato sospeso e il cuore in gola davanti a una ragazza di New Orleans con un vestito bianco macchiato di sangue che invoca un innamorato che non c'è.
Nel cast, gran trionfo per la protagonista Lisette Oropesa, che negli ultimi anni sta collezionando successi in giro per tutto il mondo. Il soprano statunitense è tecnicamente precisissima, dotata di ottimo fraseggio e non solo tiene col fiato sospeso lo spettatore durante la sua mirabolante coloratura, ma soprattutto riesce a coinvolgerlo emotivamente grazie ad una interpretazione attoriale intensa che fa trasparire una Lucia meno sprovveduta di quello a cui magari siamo solitamente abituati, mostrandoci una donna che si ritrova a dover fare i conti con le scelte che altri prendono per lei.
— BlogArtPost • The.blogartpost
In der Titelrolle brillierte Lisette Oropesa, für die es keinerlei technische Schwierigkeiten zu geben scheint, und die den perlenden Kaskaden ihrer Koloraturen den nötigen Ausdruck verlieh, sie nie zur reinen Vorführung ihrer stimmlichen Qualitäten missbrauchte. Auch darstellerisch ging sie voll in ihrer Rolle auf. Dennoch bleibt für mich als Publikum immer eine winzige Distanz, hervorgerufen vielleicht durch diese wie unberührbare Vollkommenheit.
— Eva Pleus • Der Opern Freund
Il soprano Lisette Oropesa scala la montagna impervia del ruolo della protagonista con grande classe scenica e con una leggerezza malinconica di fraseggio che oscurano le pur rare difficoltà di emissione del suono in acuto.
— Fabio Vittorini • Il Manifesto
Lucia quella di Lisette Oropesa che mostra dall’iniziale Ancor non giunge purezza di attacchi di un duttile strumento vocale capace di suscitare, per la caratteristica del timbro dolente, una riverberazione interiore. Struggenti colori di voce, già premonitori della tragedia che andrà consumandosi, trasbordano in un palpitante ed estatico Regnava nel silenzio. Qui il soprano cubano-americano smorza e fila, sicura in un raffinato legato, non impensierita da alcun passaggio vocale (pur con qualche artefazione nei rari momenti in cui la voce tocca note gravi). Quando rapito in estasi conclusione rapinosa ed estatica, con agili “roulade”e precisa nelle parche variazioni della ripresa. Nel duetto Verranno a te sull’aure gli attacchi sono flautati, con accenti venati di malinconia (Edgardo offre meno colori e fantasia di fraseggio) giungendo a fondere poi le voci nell’estatica ripresa, in belcantistica gara con il tenore. Soffria nel pianto con giustezza di ploranti accenti, strazianti, sostenuti in preziose arcate sonore; e ancora in Tu che vedi il pianto mio da lezione interpretativa che culmina col tragico La mia condanna ho scritto, di lacerante intensità. L’apice lo raggiunge nella scena della pazzia, in travolgente lezione di canto e azione teatrale: Ardon gli incensi, con il suono della glassharmonica, è attaccato con un filo di voce e Spargi d’amaro pianto è un agile susseguirsi di colorature e ”roulade”, in perfetto legato, senza però un eclatante trillo. Il suo è un virtuosismo non pirotecnico ma sempre esibito in funzione drammaturgica ed espressiva, a connaturare il personaggio.
— Previtali Rosti • Corriere Dello Spettacolo
Di qui per il virtuosismo intelligente e immacolato di Lisette Oropesa, il soprano che svetta da meravigliosa protagonista nella nuova Lucia di Lammermoor, diretta da Riccardo Chailly, affascinante e magnetica nel virtuosismo eloquente, sfidante le iperboli del registro sovracu-toma sempre espressiva, dai fiati immensi e ancor più dai fraseggi di rara musicalità
— Carla Moreni • Il Sole 24
È una scelta su cui si può legittimamente discutere ma è innegabile che muovendosi in questa direzione è difficile immaginare interprete migliore di Lisette Oropesa. Soprano “leggero”, ma dalla voce per nulla piccola, anzi ricchissima di suono e ben proiettata, dominante anche sulle più compatte masse orchestrali. Autentica belcantista la Oropesa si affida a un magistrale controllo del fiato che le permette un’emissione omogenea e flautata, compatta su tutti i registri, acuti facili e ricchi di suono, mezzevoci pulitissime, colorature nitide e precise, prese di fiato e portamenti impeccabili. Interprete raffinata e sensibile fonde pulizia tecnica ed espressività con assoluta naturalezza. La sua è una Lucia liliale, quasi infantile nell’innocente candore del primo atto, incapace di opporsi al mondo che la circonda e in cui la follia diventa l’unica via di fuga. Manca forse il pathos tragico ma è una legittima scelta interpretativa. La Oropesa è poi attrice perfettamente credibile in scena. Il gesto misurato e preciso, il volto espressivo e cangiante, la capacità innata di concentrare l’attenzione contribuiscono alla resa complessiva del personaggio.
— Giordano Cavagnino • GB Opera Magazine
Como el título originalmente abría la temporada anual, contaba con lo que puede denominarse un dream cast. En el rol protagónico, Lisette Oropesa ofreció una Miss Lucia de antología. Sus coloraturas fueron limpias y precisas, su fiato largo y dinámico; para coronar la noche ofreció una serie de soberbios sobreagudos potentes y brillantes. El dominio del personaje por parte de la soprano estadounidense es evidente, logra transmitir tanto la felicidad como la agonía de la enloquecida novia. Grandes aplausos provocó su aria Regnava nel silenzio; pero con la mítica escena de la locura, el teatro se cimbró de aplausos y gritos fidedignos de “Brava!” que venían del feroz loggione. Todos merecidamente ganados.
— Bernardo Gaitán • Opera World
Un contesto musicale profondo e articolato che diventa terreno fertile su cui Lisette Oropesa - con la sua insuperata intelligenza d’interprete - riesce a costruire un’intensissima Lucia a tutto tondo, mossa da un climax di passione, speranza, rabbia, dolore, abbandono, straniamento e allucinazione. Impossibile selezionare singole arie degne di menzioni puntuali: sconvolge anzi la performance nella sua totalità artistica, la capacità di incarnare la protagonista e modellarla nella sua trasfigurazione emotiva continua con inquietante credibilità, trovando il culmine nella grande Scena della Pazzia (qui accompagnata dalla glassarmonica come da indicazione originale, con una resa sonora ancor più alienante). La calda e fascinosa vocalità di natura lirica del soprano cubano-americano dà ulteriore sostanza alla sua prova, pur non mancando certo di solidità nelle colorature fra trilli e sovracuti luminosi, come anche nei frequenti pianissimi a fil di voce.
— Camilla Simoncini • Opera Teatro
Protagonista ideale per questo tipo di operazione, Lisette Oropesa è stata una Lucia in grado di integrare all’impeccabile apparato virtuosistico una restituzione del personaggio difficile da ricordare nel passato e difficile da dimenticare nel futuro, per l’adesione personalissima, senza manierismi o forzature, a un’interpretazione capace di toccare tutti i toni della passione, dell’amore, del dolore, dell’astrazione dalla realtà. Magica è stata la sua scena della pazzia – accompagnata dall’originaria glassharmonica (strumento a bicchieri riempiti d’acqua, che con il tocco delle dita emanano sonorità arcane e cristalline), molto più suggestiva del tradizionale flauto per restituire il clima allucinato e surreale di una mente smarrita – in cui il soprano americano ha condotto il trascolorare emotivo dell’infelice Lucia con un’intensità e una tensione capaci di magnetizzare il pubblico. E a questo punto l’eliminazione della lunga cadenza – atteso appuntamento di bravura pseudostrumentale delle più accreditate virtuose – a favore della concisa conclusione pensata da Donizetti è sembrata la scelta più logica e musicalmente bellissima. Il pubblico lo ha capito e ha tributato alla Oropesa un trionfo di applausi.
— Davide Annachini • DelTeatro
Homogène, la distribution vocale reste l’élément majeur de cette nouvelle production scaligère, dominée par l’envoûtante Lisette Oropesa, à la vocalité d’une facilité et d’une endurance à toute épreuve. On est bien sûr séduit par la rondeur du timbre, par la délicatesse, le legato et la grâce d’un chant impeccablement orné capable de nuances et de couleurs infinies, depuis la terreur de « Regnava nel silencio » jusqu’au rêve juvénile et passionné de « Quando rapita in estasi » superbement accompagné par la langoureuse clarinette ; une prestation vocale qui trouvera son aboutissement dans une hypnotique scène de la folie « Il dolce sono » accompagné par les cristallines et surnaturelles sonorités de l’armonica de verre.
— Patrice Imbaud • ResMusica
La soprano américaine d’origine cubaine Lisette Oropesa, récemment récompensée par le 42e Prix de la Critique Musicale « Franco Abbiati », offre au public de la Scala une Lucia funambulesque de très haut niveau. Attentive à souligner tous les traits stylistiques expressifs qu’exige un chef-d’œuvre du bel canto, dotée d’une maîtrise technique passionnante, d’un timbre électrisant, d’un charme expressif et d’un jeu d’actrice très personnel, elle obtient un véritable triomphe.
— Antonio Samson • Premiere Loge Opera
Lisette Oropesa è una Lucia interessantissima. Non cade nella trappola del virtuosismo fine a se’ stesso, anche grazie alla rinuncia ad abbellimenti e da capo voluti dalla tradizione ma non scritti nella partitura originale, costruendo una figura dalla fortissima personalità, vocale e scenica.
Non che manchino trilli, smorzature, scale, acuti solidissimi e sovracuti di abbagliante bellezza, ma ogni nota è messa al servizio del testo, della costruzione del personaggio, che esce di volta in volta: innamorato, arrabbiato, offeso, rassegnato, allucinato, ma sempre coinvolgente e convincente.
Ogni pagina ha il suo colore, anzi i suoi colori; ogni frase sembra scavata, cucita addosso alla protagonista, che commuove in ‘Soffriva nel pianto’ emoziona nel duetto del secondo atto, nel quale non si può rimanere colpiti dall’affiatamento delle due voci, devasta nella magnifica scena della pazzia, incoronata da un lunghissimo applauso dell’intero teatro.
— Gianluca Macovez • La platea
Lisette has given 47 performances as Lucia.