Thank you so much to Simona Antonucci to talking with me about my upcoming film of La traviata from the Rome Opera!
È la sua quarta Traviata in pochi mesi, dopo il Met di New York, Barcellona e Madrid. E l’ha anche appena incisa su un cd con il maestro Oren. Perché a Roma è stata così impegnativa?
«Le regie teatrali di solito sono in due dimensioni. Il pubblico è davanti a noi. Avere una telecamera sempre intorno è come avere spettatori che ti seguono ovunque. Sul palco, quando finisce una scena puoi rifugiarti in camerino. Con Martone invece abbiamo girato anche tante scene che solitamente non esistono. E senza seguire la sequenza musicale: una difficoltà interpretativa e vocale».
Quali complicazioni affronta una cantante rispetto a un’attrice?
«Verdi ha scritto Traviata pensando a un percorso vocale. Arriva alla fine dopo un viaggio musicale ed emotivo. Prendere quelle note è possibile perché prima ne hai cantate altre. Tra l’altro il maestro Gatti ha voluto eseguire la versione completa, senza i tagli di tradizione. Affascinante, ma più lunga».


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