It is hard to imagine two singers more suited to the roles of Giulietta and Romeo than Lisette Oropesa and Marianne Crebassa. Oropesa’s soprano was silvery, with splendid, phosphorescent high and super-high notes, while Crebassa’s mezzo had a spectacular warm and bronzed timbre, with remarkable uniformity in all registers, and beautiful, round high notes. They showed great commitment to the roles and good chemistry among them. Oropesa’s Giulietta was convincingly torn between her love for Romeo and loyalty to her father, with a lyrical delivery, full of pathos. Her “No, non poss’io partire” in the second act was a miracle of filati and variations, with spotless high notes.
Il cast è quanto di meglio ora si possa ascoltare, in primis la magnifica Lisette Oropesa, una angelicata Giulietta. La tecnica sopraffina e il timbro puro e argenteo le consentono una emissione omogenea tra i vari registri, un legato ipnotico, attacchi in piano e in pianissimo, mezzevoci delicate, colorature aeree di impalpabile leggerezza che spandono una luce madreperlacea sul personaggio, immerso per quasi tutta l’opera in una profonda e struggente afflizione. Facile negli acuti e sovracuti come nei gravi che affondano fino al Do sotto il rigo, nel canto spianato con lunghe arcate melodiche come nel bel canto di agilità, impreziosito da variazioni ed ulteriori abbellimenti. Il personaggio si districa alla perfezione nel contrasto inevitabile e straziante tra l’amore romantico per Romeo, sublimato soprattutto nella stessa musica che i due amanti intrecciano nel quintetto e nell’insieme del finale primo, e quello filiale per lo spietato padre. L’aria “Morte io non temo, il sai…” è tutta giocata tra una serena espressività da un lato e trepidante paura della morte con glissandi soavi di rara intensità dall’altra. Nel finale poi il soprano si abbandona esitante ad una disperazione sconvolgente che prende alla gola.
La Oropesa si è rivelata a partire dalla grande scena che culmina con la celebre cavatina “Oh quante volte “ e da quel momento il favore del pubblico non l’ha più abbandonata. Perfettamente intonata, timbricamente magnifica, omogenea, stilisticamente ineccepibile, si è nuovamente rivelata una delle voci più interessanti di quest’epoca. Crebassa e Oropesa si sono presto unite nel loro primo duetto che ha scatenato l’applauso del pubblico.
Lisette Oropesa debuttava il ruolo di Giulietta e l’ha fatto alla grande. La classe vocale del soprano statunitense ha poche eguali nel suo repertorio d’elezione, oggi. È il perfetto esempio di canto che si fa interpretazione e viceversa, non una nota o una parola vanno sprecate o sono puramente esornative: precisione, classe, tecnica, intelligenza al servizio della partitura, ed ecco che il personaggio di Giulietta ne esce vero, vivo palpitante; ogni suo singolo momento è stato una lezione di canto, ma se la grande scena, recitativo e aria “Eccomi in lieta vesta… Oh quante volte, o quante” è stata una sospesa oasi di bellezza vocale e intensità espressiva, ciò che resterà impresso nella memoria è la formidabile invocazione al padre nel secondo atto “Ah! Non poss’io partire” affrontata e ripresa in un trascolorare di pianissimi, stupefacenti messe di voce, acuti impalpabili eppur penetrantissimi che parevano provenire dall’anima, emozionanti e stilisticamente impeccabili variazioni di dinamiche e accenti. Superlativa.
La direzione ha dato giustamente spazio alla prestazione di Lisette Oropesa che delinea vocalmente una Giulietta malinconica, in ciò esaltata nella scena della vestizione Oh! quante volte, oh quante! con l'accurata gestione delle mezze voci, come dei filati, in maniera delicata, come delicata è la linea di canto negli acuti, penetranti ma non lanciati ad effetto nella concitazione della stretta del finale Se ogni speme è a noi rapita; sublime e rarefatta nella scena della morte ambientata in un giardino che fa molto cimitero inglese.
Grande era l’attesa, dopo la trionfale esecuzione in forma di concerto di Theodora di Häendel nel novembre 2021, per il ritorno sul palcoscenico del Piermarini di Lisette Oropesa, qui al suo debutto nel ruolo di Giulietta Capuleti. Il soprano di New Orleans mostra una linea vocale morbidissima e dal colore adamantino, una consapevolezza totale e un dominio assoluto della tecnica che le consentono di plasmare il suono ad ogni altezza. Di grande rilievo, poi, è la capacità di mantenere compattezza ed omogeneità tra i registri che suonano, rispettivamente, naturale quello grave, adeguatamente corposo il centro, limpido e ben proiettato quello acuto, luminoso il sovracuto. Alcuni passaggi, specialmente le due arie “Oh quante volte, oh quante” di primo e “Ah! Non poss’io partire” di secondo atto sono impreziositi di morbidi filati, trilli limpidissimi e agilità precise e ben appoggiate. Particolarmente riuscito, inoltre, è il personaggio: grazie ad un fraseggio sempre partecipato e ben sfumato, la Oropesa offre una visione di Giulietta come una ragazza che vuole combattere per difendere l’amore per il suo Romeo, anche a costo dell’accettazione della morte, mai compassata o ingenua. Una prova da ricordare.
Lisette Oropesa canta divinamente, el timbre cristalino con esa cierta lágrima que le infiere su característico vibrato levemente marcado le va a este personaje que ni pintado, dándole a Julieta ese aire doliente que tanto le acompaña. Oropesa sabe además curvar el sonido con inflexiones, diminuendi y medias voces estupendas, algo que en bel canto es fundamental. Brava. La soprano de orígenes cubanos además se encuentra a gusto y con ganas en este personaje, y terminó arriesgando en su última escena con su padre ("Ah! Non poss’io partire") regalándonos momentos de rara intensidad, con personalidad y alta vibración, descomponiendo esa cierta uniformidad de la “chicabuenaquelohacetodobien” a la que nos tiene acostumbrados, ahondando así en una vía que no le vendría nada mal explorar.
Perfetta per questa visione registica è risultata la Giulietta di Lisette Oropesa, elegante ma vulnerabile nella duplicità dei sentimenti: l’amore anche sensuale per Romeo da una parte, dall’altra il legame incoercibile che le impedisce di abbandonare il padre (intensissimo l’attacco di «Ah non poss’io partire»). Grazie alla flessibilità vocale e alla sensibilità del soprano americano, la scena del primo atto e «Morte io non temo, il sai» sono apparse davvero toccanti in ogni singola frase; sono spiaciuti soltanto
Lisette Oropesa, svettante ma non manierata, capace d’un canto deciso, che ha reso una Giulietta-donna matura e volitiva
Di ottimo livello il cast coinvolto in questa produzione, a cominciare da Lisette Oropesa impegnata nei panni di Giulietta. Il soprano statunitense, al debutto in questo complesso ruolo belliniano, ha brillato sia vocalmente che interpretativamente, offrendo al pubblico scaligero una performance di alto livello grazie ad una voce perfettamente intonata, acuti sonori e cristallini, colorature precise e grande omogeneità in tutti i registri. La sua Giulietta non è la giovane spaventata che a volte siamo abituati a vedere rappresentata, ma una donna ben più matura, pronta a combattere per il proprio amore e pronta a sacrificarsi per esso.
Deux voix idéalement assemblées, la sincérité de leur jeu, et surtout cette manière de faire advenir l’émotion de la ligne musicale, de la maîtrise des vocalises, des couleurs de l’harmonie. Tout cela servi par les longues arabesques d’Oropesa, les suggestions mélancoliques de sa voix, ses roucoulements, sa ligne musicale, ses notes hautes aériennes, et par le lyrisme d’une Crebassa bouleversante, la chaleur de son timbre profond et sa parfaite crédibilité en jeune homme fougueux (on peut penser qu’à l’instar de Joyce DiDonato elle va faire de ce rôle un de ses chevaux de bataille), leur deux virtuosités mises au service du romantisme bellinien
The strength of the production lay in the vocal cast. Soprano Lisette Oropesa was a superb Giulietta. The singer sounded at ease in the impenetrable score, which she tackled with a beautifully colored, perfectly tuned voice. She gave life to a youthful but at the same time thoughtful Giulietta, contrasting with Romeo’s adolescent look.
In der mit der grossartigen Lisette Oropesa besetzten Giulietta, fand Crebassa dabei eine Sopran-Partnerin, die mit diesem Romeo jederzeit auf Augenhöhe sang. Da klang es nach vollendeter Schönheit, wenn in dem zentralen Duett «Si fuggire», die warme dunkle Stimme der Crebassa mit der silbrig glänzenden der Oropesa in gemeinsamen Koloraturen und Verzierungen verschmolz und damit das Publikum zu lange anhaltendem Szenenapplaus animierte. Oropesa konnte sich zudem bereits nach der meisterhaft interpretierten Arie «Oh, quante volte» über den uneingeschränkten Zuspruch des Publikums freuen und interpretierte die Giulietta als gleichzeitig selbstbewusste, aber doch gleichzeitig sehr verletzliche junge Frau. Es war eine Freude zu erleben, wie mühelos Lisette Oropesa bei den schwierigen Spitzentönen des ersten Finales oder ihrer Arie «Morte io non temo» im zweiten Akt, bis hin zum tragischen Ende brillierte. Ausgezeichnet hatte die Scala die etwas undankbare Tenor-Partie des Tebaldo mit Jinxu Xiahou besetzt, der mit edlem Vibrato die Cavatine «E serbato a questo acciaro» zum Besten gab und in der Duell-Szene des zweiten Aktes glaubhaft einen gebrochenen Mann verkörperte.
The much put-upon Giulietta is not opera's most interesting character, but Lisette Oropesa, starring in her second Scala production after I Masnadieri in 2019, paired vocal artistry with a powerful stage presence to make the role consistently engaging. "Oh! Quante volte" was delicious in Oropesa's hands, the soprano investing arching melodies with myriad colours and yearning sighs, her slender high notes sending tingles down this critic's spine.
Por su parte, Oropesa es poseedora de una voz dulce y sedosa. Su registro agudo es soberbio y educado; digno de loas son sus notas filadas y pianissimi que aportan femineidad al personaje. Su fiato es impresionante, para muestra el recitativo ‘Eccomi in lieta vesta’, naturalmente seguido de la célebre aria ‘Oh, quante volte’, donde intrépida hizo visibles todas sus virtudes musicales. El repertorio belcantista es definitivamente lo que mejor se acomoda a la voz de Oropesa actualmente.
Che sono comunque Lisette Oropesa e Marianne Crebassa, due tra le più acclamate cantanti della scena internazionale. La prima debutta in un ruolo belliniano che è comunque nel solco delle scelte belcantistiche del soprano americano, il quale sfoggia una linea di canto purissima, timbro incantevole, mezze voci e legati perfetti e un’emissione omogenea nel passaggio nei vari registri, con acuti affrontati con agio e gravi sonori. Il personaggio viene così magnificamente caratterizzato nella sua dimensione tragica di contrasto tra l’amore/dovere verso il padre e quello romantico/sensuale per il giovane della casata nemica.
Fue tarea relativamente fácil con la soberbia Giulietta de Lisette Oropesa, que cautivó con sus habilidades: además de cantar con holgura una parte llena de riesgos virtuosísimos, con subidas repentinas al extremo agudo, posee una línea de canto ejemplar en emisión, legato y facilidad para doblar el instrumento, al cual un ligero vibrato añade un toque suplementario de originalidad y carácter, con medias voces, y utilizando una generosa y amplia paleta de colores. Encima tiene la juventud y frescura indispensables para brindar también la estética al personaje, el que sale airoso en toda su fuerza teatral y dramática.
La compagnia di canto è illuminata dalla Giulietta di Lisette Oropesa. Il soprano americano si libra con leggerezza ineffabile sulle melodie belliniane accarezzandole con un timbro di radiosa madreperla che sembra illuminare tutto intorno a se. Il magistrale controllo del fiato le permetto di realizzare mezzevoci di serica delicatezza mentre il corpo vocale si mantiene compatto e omogeneo su tutta la gamma, con un settore medio-grave sonoro unito a un raggiante e facilissimo registro acuto. Sul piano espressivo la sua Giulietta è di una spontaneità che non può non commuovere, un personaggio ricco di sfumature, non limitato a una liliale mestizia.
Una resa così maiuscola di queste, difficili, pagine sarebbe stata impossibile senza interpreti vocali pari all’arduo impegno. Raramente negli ultimi anni ci è capitato di ascoltare un soprano della statura di Lisette Oropesa, perfettamente a proprio agio in un ruolo impervio, affrontato senza tentennamenti o incertezze, capace di trillare (finalmente, in un’epoca grama come la nostra nella quale anche pretesi grandi cantanti rossiniani spianano allegramente trilli e agilità) e variare con eleganza le riprese delle arie, interprete immedesimata e per nulla linfatica, una Giulietta più matura e consapevole del suo adolescenziale Romeo.