Lisette Oropesa surmonte, tout aussi vaillamment, les embûches d’une mise en scène plus focalisée sur ses jambes que sur le spectre des émotions qu’une artiste de cette trempe, à la vocalité idéale, si complète et si vive, est en mesure de déployer.
Lisette Oropesa è una grande protagonista, vocalmente e scenicamente, entra nella concezione registica del suo personaggio con grande simpatia e humour, perfettamente a suo agio come primadonna buffa. Fa annunciare un’indisposizione prima dell’inizio della recita, ma niente nella sua prestazione suggerisce una forma vocale non perfetta. Il suo timbro è personale, non troppo chiaro, con un caratteristico vibrato che conferisce alla sua voce un fascino lievemente rétro molto interessante. Il suo strumento, che riempie con facilità la sala, è piuttosto ampio e morbido per la tipologia di lirico leggero che spazia da Pamina a Violetta e Gilda. È una cantante virtuosa, ma mai meccanica nei passaggi di agilità, sa essere eloquente ed espressiva nei momenti di ripiegamento e di malinconia.
Adina è cantata da Lisette Oropesa soprano della Louisiana con lontane origini cubane. La parte destinata originariamente a un mezzosoprano viene trasformata con intelligenza per un soprano di coloratura: la Oropesa possiede un legato perfetto nella cavatina d’esordio “Fragolette fortunate” a cui segue una caballetta sullo stesso testo dove la coloratura più minuta è realizzata meticolosamente. Prima della ripresa della cabaletta un episodio a parte, insolito per Rossini, ci trasporta verso nuovi territori armonici a sottolineare che questa farsa è stata composta nella piena maturità dell’artista facendoci ancora più compiangere il mancato impegno su tutti i numeri musicali. Essendo la scena una grande torta nuziale le fragolette si presume andranno a decorare questo dolce. La Oropesa ha il momento clou nell’aria finale con un cantabile struggente “Ah! Che per piangerlo” sostenuta dalla costante presenza del coro. Una voce chiara e sensibile ma al tempo stesso caratterizzata da colori ampi che le danno il giusto spessore anche nei momenti di spiccato sentimentalismo.
Lisette Oropesa, mi-vamp mi-fillette, domine les difficultés de ses airs avec une élégance et une diction parfaite. Sa voix légère explose en feux d’artifices d’aigus, et passe facilement du bouffe au pathos.
Festeggiatissimi dal pubblico tutti gli interpreti alle prese con parti vocali di grande virtuosismo a partire da Lisette Oropesa, da molti considerata la rivelazione di questa edizione del Rof
Autentica trionfatrice della serata è la deliziosa Adina di Lisette Oropesa, che coinvolge, commuove, seduce. È perfetta per l’irresistibile physique du rôle, valorizzato dagli adorabili costumi di Claudia Pernigotti, ma soprattutto per una vocalità che, perfettamente centrata per i passaggi più leggeri, valorizza le screziature di una pasta omogenea, malleabile, sontuosamente governata. Non è certo la sortita delle “Fragolette fortunate” a porle problemi, semmai permettendole di delineare un personaggio civettuolo e bamboleggiante ma con grazia; ma dove sorprende è nel finale, perché – già a partire dal Quartetto – perfettamente comprende l’improvviso viraggio verso un patetismo più pronunciato e poi – dopo l’agnizione – verso l’inattesa felicità finale. La Oropesa è perfettamente consapevole di questo scarto di registri e, con ironia ma senza calcare la mano, fa del suo risveglio dopo lo svenimento quasi una pagina preparatoria della Sonnambula. Tanto più le si attagliano le agilità di forza e la grammatica del Rossini serio quanto più risulta vittoriosa negli autentici fuochi d’artificio della rutilante, spettacolare cabaletta finale, in cui sormonta acrobazie d’ogni sorta – anche fisiche, mentre s’inerpica sulla torta – per esprimere una gioia ritrovata e condivisa.
Il cast vocale si presta compatto a una visione un po' stralunata, ad affetti di carta che si susseguono disinvolti, a partire dall'Adina fra lo svampito e l'infantile di Lisette Oropesa, ancora di limitate esperienze operistiche in Italia e già in possesso di un'ammirevole familiarità con la nostra lingua. Voce leggera, caratterizzata da un sottile vibrato, canta con eleganza e intenzione sempre coerente alla scena.
Lisette Oropesa makes her Rossini Opera Festival debut fifteen years after another American – Joyce DiDonato – last brought Adina to the Pesaro stage. She is a vigorous and youthful performer who easily carries the part of the flirtatious and love-struck heroine. She moves athletically, having highly capable performance skills which see her “hamming it up” at several points in the opera. Her voice is a powerful instrument which easily fills the theatre and often has to be held back or risk swamping her fellow performers. Its upper range is silvery toned but the lower register is the real delight: rich and creamy, it has great agility and pin-point accuracy. This was a very convincing performance, particularly in the scene in which she weeps out her grief on the shoulder of one of the non-singing cast, amid gasps, tears and hysterics, earning roars of laughter from the audience.
Lisette Oropesa, annoncée souffrante, se régale pourtant visiblement du rôle-titre, qui lui permet de faire montre de sa longueur de souffle, d’une belle projection et d’une technique belcantiste souveraine.
Svetta nel ruolo di Adina Lisette Oropesa, soprano di New Orleans (anche lei al debutto), che lavora con efficacia sulla coloratura, sulle dinamiche (notevoli un paio di raffinati “smorzando”) e in generale sulla caratterizzazione belcantistica, servita da un bel timbro seducente e nitido, controllato al meglio in ogni zona della tessitura.